Racconti brevissimi #7

Da parte sua, non aveva mai saputo concepire la vita come qualcosa di staccato dalla morte. Su questo era sempre stato estremo: l’esistenza stessa della vita è conseguenza logica della costante presenza della morte. Così l’aveva sempre cercata, sfiorata, avvicinata. Sfidata ogni giorno, tenuta lì al suo fianco, come fosse una compagna, come fosse una presenza familiare. Quando venne il suo momento, però, nulla fu come s’aspettava: i medici gli svelarono con tatto (e non senza un certo imbarazzo) che la sua sarebbe stata una morte lenta, progressiva, inarrestabile ma quieta; forse, in qualche modo, addirittura placida. Niente di tutto questo assomigliava a quello che aveva  immaginato. Questi, e solo questi, erano i pensieri che lo agitavano mentre, per l’ennesima volta, ripiegava il suo paracadute. Volutamente malissimo. 

Racconti brevissimi #6

In un angolo della piazzetta si era radunata una piccola folla. Il Maestro aveva iniziato a parlare:

– Nulla di buono arriverà se non sei pronto per riceverlo. È su questo, e solo su questo , che devi lavorare. 

Dall’angolo opposto della piazza, Amid allargò un sorriso. E spinse un po’ più avanti il suo carretto degli stracci. 

Racconti brevissimi #5

Frequentare le spiagge alimentava i suoi pensieri tetri più di qualunque altra cosa. Vedere tutti quei corpi che in qualche modo iniziavano sempre e comunque ad avvizzire gli ricordava il suo motto preferito: “la morte si sconta vivendo.”

Morì giovane, con feroce soddisfazione.

Racconti brevissimi #4

Il punto di osservazione è freddo e ventoso, la posizione scomodissima. Ho già trascorso diverse ore in questa rientranza, perfettamente immobile, prestando attenzione anche all’intensità del respiro. E’ un suono ovattato di passi a rompere il silenzio. Percepisco anche lo scatto di una finestra che si apre. L’unico mio movimento è lento e il più possibile preciso: punto la fotocamera, preparo l’inquadratura. Tocco lo schermo. REGISTRA. Pochi secondi. STOP. 

Missione compiuta.

Da oggi la signora Rosselli del terzo piano non potrà più negare di essere lei a sbattere la tovaglia piena di briciole dal suo balcone sporcando il nostro! 

Racconti brevissimi #2

Dopo anni di pratica, in questo era diventato bravissimo: qualunque evento lo disturbasse, semplicemente non ci pensava, scacciava via il pensiero.

Quando in casa scoppiò l’incendio, fece quello che sapeva fare meglio: non ci pensò.

Possa riposare in pace. 

Racconti brevissimi #1

Ormai si frequentavano da mesi. Quella sera – dopo più di un tentennamento – Tommaso prese coraggio e si dichiarò:

– Ti amo.

– Be’, anche questa è una notizia. – fece lei, sollevando gli occhi dallo schermo del cellulare.

Oggi

Potrei scrivere poesie,

farmi preda di una musa

di passaggio, per lasciarmi trasportare.

Potrei scrivere dei versi,

molto forti, irrinunciabili, potenti.

Non lo faccio, perché forse

non so farlo e poi comunque

non è certo ciò che voglio.

Oggi voglio solamente un po’ di pace,

fili d’erba, certe nespole mature,

le tue labbra.

Non sappiamo cosa viene

Non sappiamo cosa viene,

sconosciamo le ragioni della grazia:

che sia il caso o quel disegno

superiore che ci porta dove vuole,

cosa cambia?

L’equilibrio sulle stille del presente

è la sola occupazione rilevante.

Tutto il resto fa materia di risulta:

sogni infranti, previsioni strampalate…

Poi l’odioso rifugiare annichiliti

nel potere edulcorante del passato.

“Crimini di guerra”

Ho sempre trovato paradossale l’espressione “Crimine di guerra”. La guerra è quella cosa che si scatena quando le leggi e gli accordi non funzionano più; è quindi l’antitesi della legge. La guerra è un crimine di per sé, per definizione.

Una donna ucraina davanti all’ospedale di Mariupol, distrutto da un attacco dell’esercito russo.

Non esistono guerre condotte in modo leale, secondo trattati e accordi. Convenzioni di guerra esistono, ma vengono sistematicamente violate senza alcuna remora da tutte le parti in causa. La guerra non è uno sport, è una rissa. Mentre infiamma, non c’è arbitro che tenga.
Alcune azioni di guerra vengono continuamente – da una parte e dall’altra – definite “crimine di guerra”.
In Russia l’orrendo bombardamento dell’ospedale di Mariupol verrà presentato come un crimine causato dalle milizie Ucraine che vi si erano accampate (poche ore dopo la redazione di questo articolo la dichiarazione è puntualmente arrivata, riportata anche dall’Ambasciata Russa in Italia. – n.d.r. ) .
Alla fine dei conti, sul medio-lungo periodo , restano definiti come crimini sempre e solo i crimini di chi avrà perso la guerra, mentre le azioni efferate contro i civili perpetrate dal vincitore saranno puntualmente declassate a “effetti collaterali inevitabili”.

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